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La mostra che riscopre Gentileschi a Torino

giovedì 04 Dic 2025
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La mostra che riscopre Gentileschi a Torino

Nel silenzio colmo di luce delle sale della Musei Reali di Torino, nel cuore pulsante di Torino, aprirà ai visitatori un viaggio che attraversa le corti europee, gli atelier, le città d’arte e le atmosfere del Seicento: la mostra Orazio Gentileschi. Un pittore in viaggio, allestita nelle eleganti Sale Chiablese, ci invita a riscoprire la figura di Orazio Gentileschi—ma non solo come pittore di grande mestiere: come uomo che attraversò confini, culture, linguaggi e con essi tracciò una pittura capace di splendore e introspezione.
Dal 22 novembre 2025 al 3 maggio 2026 (o, secondo alcune fonti, fino al 14 aprile 2026) questa rassegna, curata da Annamaria Bava e Gelsomina Spione, aprirà davanti ai tuoi occhi la traiettoria di un artista dal cuore cosmopolita. 

Il viaggio come destino

“Un pittore in viaggio” non è solo un titolo evocativo, ma una chiave di lettura.
Orazio Gentileschi (Pisa, 1563 – Londra, 1639) visse realmente da viaggiatore, muovendosi tra corti e capitali d’Europa in cerca di committenze, stimoli e nuove sfide artistiche.
Il suo percorso, che lo condusse da Roma — dove fu tra i primi a comprendere e tradurre in forma elegante la rivoluzione luministica di Caravaggio — fino alla corte di Carlo I d’Inghilterra, è raccontato in mostra come una trama di incontri e metamorfosi.

L’esposizione torinese mette in luce questa capacità di adattamento, di dialogo continuo tra culture e stili. Come scrive la curatrice Bava nel catalogo, «Gentileschi è il perfetto interprete di un’epoca mobile, di una pittura che attraversa l’Europa come un linguaggio comune».

Un artista da riscoprire, in luce e misura

Gentileschi appartiene a quella stagione di pittori per cui la luce è non solo strumento tecnico, ma veicolo di spiritualità.
A differenza del suo amico e contemporaneo Caravaggio, Orazio non cerca la violenza del contrasto, ma un chiaroscuro dolce, controllato, che illumina senza ferire.
Le sue figure sembrano sospese in una calma di porcellana, immerse in un’atmosfera di silenziosa contemplazione.

Nell’Annunciazione del 1623, capolavoro assoluto della mostra, la luce scivola sulla veste di Maria come acqua su seta, accarezza il volto dell’angelo, si posa sul pavimento con una delicatezza quasi musicale.
È una scena che sembra respirare da sé, in cui la teologia diventa pittura pura.
Accanto a questa, si potranno ammirare opere provenienti dal Louvre, dal Prado, dalla National Gallery di Londra e da importanti collezioni private, a testimoniare la fortuna europea di un artista che seppe parlare molte lingue senza mai perdere la propria voce.

Un racconto per tappe

Il percorso espositivo “Un pittore in viaggio” – la mostra che riscopre Gentileschi a Torino, segue le città che hanno scandito la carriera di Gentileschi:

  • Roma, dove apprende e rielabora il linguaggio caravaggesco;
  • Genova, dove si confronta con la committenza aristocratica e con la cultura nordica;
  • Parigi, al servizio di Maria de’ Medici, dove il suo stile si fa sontuoso e teatrale;
  • Londra, ultima tappa del suo viaggio, dove lavora per Carlo I e incontra Van Dyck.

Ogni sezione corrisponde a un clima visivo e spirituale diverso: il tono domestico delle pale romane, la grazia borghese dei ritratti genovesi, la monumentalità delle tele francesi, la malinconia delle opere inglesi.
È un viaggio che si compie nella materia stessa del colore, in quella pittura liscia e luminosa che sembra riflettere l’anima tranquilla di chi l’ha dipinta.

Orazio e Artemisia: il dialogo silenzioso

Il nome di Orazio Gentileschi richiama inevitabilmente quello della figlia Artemisia, oggi celebrata in tutto il mondo come simbolo di indipendenza femminile e talento pittorico.
La mostra torinese, pur centrata sul padre, non dimentica questo legame: nelle sale emerge un dialogo implicito tra i due, fatto di affinità e differenze.
Dove Artemisia è dramma, Orazio è armonia; dove lei esplode in luce e gesto, lui modula, riflette, ordina.
Eppure, entrambi condividono lo stesso desiderio: dare alla pittura la dignità di una voce interiore, libera e consapevole.

Una mostra di eleganza e respiro europeo

Le Sale Chiablese accolgono il visitatore in un allestimento sobrio e raffinato, dove le opere dialogano tra loro come in una partitura musicale.
La luce delle sale, calibrata e discreta, accompagna i toni caldi dei dipinti, invitando a uno sguardo lento.
Ogni tela diventa così una tappa di un racconto più grande — quello di un’epoca in cui la pittura era un linguaggio di diplomazia, di cultura, di fede e di bellezza condivisa.

Perché non puoi perderla

Visitare questa mostra significa entrare in contatto con una delle figure più eleganti e colte del Seicento europeo.
È un’occasione rara per scoprire un artista che ha fatto della pittura un viaggio e del viaggio una forma d’arte.
Uscendo dalle Sale Chiablese, dopo aver sostato davanti all’Annunciazione o alla delicata Maddalena penitente, si ha la sensazione che la luce di Gentileschi rimanga addosso come un profumo antico: discreto, persistente, profondamente umano.

Non è solo una mostra da vedere.
È un’esperienza da attraversare, passo dopo passo — come un viaggio lento dentro la bellezza.

Cosa troverai ne "la mostra che riscopre Gentileschi a Torino"

Entrando nelle Sale Chiablese ti ritroverai immerso in un itinerario che segue le tappe del viaggio, non solo geografiche ma artistiche, di Gentileschi. Le sezioni della mostra sono pensate come tappe di un cammino: Roma, Genova, Parigi, Londra. Ogni spostamento è occasione di contatto: con nuovi artisti, con nuovi committenti, con nuove sensibilità visive.
Al centro del percorso spicca, come detto, l’Annunciazione del 1623 — “fulcro della rassegna”.
Accanto a questa, importanti prestiti arrivano dai più grandi musei europei: il Prado, il Louvre, la Pinacoteca Vaticana; opere che permettono di cogliere il respiro internazionale dell’artista.
Lo sguardo del visitatore sarà guidato non solo verso le “grandiose” pale, ma anche verso opere più intime, dove il silenzio e la luce parlano di una pittura che osserva il mondo con curiosità e rispetto.

Perché andarci — e come farlo al meglio

Se stai pensando di visitarla, ecco perché vale veramente il viaggio:

  • Perché Torino, con i suoi Musei Reali, mette a disposizione non solo un bel numero di opere, ma un contesto storico-artistico di grande qualità, perfetto per comprendere il Seicento in tutta la sua ricchezza.
  • Perché Gentileschi è un artista che parla ancora oggi: ai nostri tempi di spostamenti, di scambi culturali, di ibridazioni, la sua pittura – attraversata dal viaggio e dalla trasformazione – appare straordinariamente attuale.
  • Perché troverai la calma e la concentrazione per guardare: le sale sono pensate per ospitare questo dialogo visivo, non solo per “vedere” ma per restare, respirare, riflettere.

Non sarà solo “una visita” fatta. Sarà un incontro con un pittore che ha saputo fare della sua vita un viaggio, e della pittura un diario di luce. Le opere di Gentileschi non urlano, sussurrano: raccontano storie di spostamenti, di volti che osservano, di stoffe che riflettono la luce, di mani che compiono gesti silenziosi ma essenziali.
E forse, tornando a casa, porterai con te una sensazione sottile: che nella pittura, come nella vita, la profondità non sta nel rumore, ma nel ritmo lento dell’anima che contempla.

Informazioni utili

Luogo: Musei Reali – Sale Chiablese, Piazzetta Reale 1, Torino
Date: 22 novembre 2025 – 3 maggio 2026
Curatrici: Annamaria Bava, Gelsomina Spione
Orari: 10:00–18:00 (chiuso il lunedì)
Biglietti: Intero €15, ridotto €12; prenotazione consigliata nei weekend
Info: museireali.beniculturali.it


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